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martedì 21 giugno 2011

Il cazzeggio è lecito?

Ogni tanto al lavoro capita di non avere niente da fare. 
A qualcuno capita più spesso, ad altri quasi mai; In alcuni lavori è la norma e per altri è un'eccezione, ma prima o poi a tutti è capitato di stare davanti al proprio monitor senza un'occupazione precisa. Il lavoro è pesante anche per questo: è una costrizione, che ci impedisce di disporre liberamente del nostro tempo, e del nostro spazio, anche quando non ci sono scadenze od urgenze. Certo, alcuni lavori sono più flessibili di altri. Chi deve timbrare il cartellino, chi si rapporta ad una clientela, chi ha dei turni, non potrà mai organizzare il proprio tempo e il proprio lavoro come meglio crede. Se si finiscono i propri incarichi in anticipo, se il capo non ci assegna nulla, se insomma non c'è niente da fare, ci si ritrova costretti a leggere il giornale, controllare la propria posta, pianificare le vacanze, fare scorrere il tempo fino all'agognata campanella di uscita. Proprio come al liceo.
Un lavoratore che si ritrovi in questa situazione, lo definireste un fannullone? Un addetto ad un ufficio informazioni, che non abbia nessun utente di fronte e che legge la gazzetta dello sport, sta rubando il suo stipendio? 
Insomma al lavoro, entro certi limiti ed in certe situazioni, è lecito e tollerabile cazzeggiare?
La questione si pone anche per lavori un po' più flessibili nell'orario. Chi ha la libertà di organizzare il proprio tempo e il proprio lavoro, senza il vincolo così rigido di un cartellino da timbrare, perchè si riduce, a volte, a cazzeggiare per far passare il tempo, senza più nulla da fare?
A volte in un ufficio, o in un gruppo di lavoro, sembra difficile essere il primo a staccarsi ed alzarsi dalla sedia, "denunciando" così di essere stanco, di non essere abbastanza dedito alla causa, o di non avere nulla da fare. Anche nei lavori con orari flessibili, l'uscita prima di un certo orario è mal tollerata o malvista, e così ci si riduce a navigare su internet, aspettando che un collega ceda per primo, scatenando il fuggi fuggi generale. Ma quanto sarebbe più intelligente, più produttivo e più logico dire, "oggi ho finito, vi saluto" ed andarsene a prescindere dall'ora? Perchè negli ambienti di lavoro in cui si ha un orario flessibile, alla fine si accetta la flessibilità solo quando questa comporta un ritardo nell'uscita?
In questo modo non si obbliga le persone a stare ferme sedute davanti ad uno schermo, senza nulla da fare, ogni tanto, e spingendole quindi al cazzeggio?
Mi autodenuncio: io al lavoro cazzeggio. O perlomeno è capitato, e credo che sia abbastanza normale, soprattutto all'inizio, non essere sempre oberata di consegne, quindi piuttosto che fissare uno schermo vuoto, mi faccio un po' i fatti miei, soprattutto visto che se uscissi dall'ufficio ad un orario decente (facendo comunque 8 ore al giorno) sarei guardata male.
Oggi però mi sono accorta che non sono l'unica, e che anche colleghi e superiori cazzeggiano, sempre con l'accortezza di avere una faccia assorta e super concentrata, ed apparentemente lavorativa, facendo passare i minuti, in attesa che arrivi un orario ritenuto accettabile per andarsene.. 
Siamo lavoratori fannulloni, o questa è un'altra contraddizione del mondo del lavoro?

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