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lunedì 21 maggio 2012

Work must go on

Oggi è lunedì e il lunedì si va a lavorare, magari un po' più svogliati del solito a causa del "contraccolpo da week end", ma ci si alza dal letto, si contano mentalmente i giorni che mancano al venerdì, ci si fa coraggio e dopo un caffè si torna in ufficio, pronti ad affrontare la settimana. 
Questo invece è stato uno strano lunedì, molto più del solito, dopo una settimana chiusa in casa per influenza, dopo le brutte e pazzesche notizie di sabato, dopo una sveglia improvvisa alle 4 di domenica notte a causa del terremoto. Il terremoto, si, quello che in Pianura Padana non fa paura perchè non è una zona molto sismica, quello che abbiamo visto tante volte in tv, quello a cui pensi subito quando senti i nomi L'Aquila o Irpinia. Improvvisamente anche qui in Emilia-Romagna, a pochissimi passi da casa mia. Alcune morti, danni, distruzione, monumenti in frantumi e tantissimi sfollati che in un istante hanno perso tutto, o tanto. Dopo un week end così, oltretutto seguito da un lunedì grigio e piovoso, come si fa a far finta di niente e ad andare a lavorare?  Il lavoro è bello, è importante e sempre di più mi rendo conto di quanto io sia un privilegiata ad averlo, rispetto ai disoccupati, rispetto a chi ha smesso di cercare, rispetto a chi oggi non c'è potuto andare perchè il suo ufficio era inagibile o distrutto. Lo so, e davanti a queste cose non si dice sempre che la vita va avanti? 
Certo. La vita va avanti, la tempra degli emiliano romagnoli (e anche degli abruzzesi, al contrario di quello che dice Sgarbi) è forte, generosa e resistente. Non ho dubbi che pian piano si tornerà alla normalità, che le case e i campanili saranno ricostruiti, che le persone supereranno questo dramma e riprenderanno con la loro vita. Ma in questi momenti è giusto fermarsi? In questi momenti è giusto fermarsi non solo a riflettere, ma soprattutto per mettersi a disposizione e dare una mano dove c'è bisogno. Me lo chiedevo mentre ero oggi in ufficio, seduta comodamente alla mia scrivania, concentrata ad affrontare fantomatiche emergenze di progetto, che in confronto alle vere emergenze non sono davvero niente. è morale fare finta di niente ed andare a lavorare in una settimana così? Certo non potremmo fermare tutte le imprese del mondo dopo ogni sciagura, ma in questo caso sto parlando di una tragedia che è avvenuta a pochi kilometri da qui. E non parlo di fermarsi per riflettere, o per chiudersi in casa pensando a quanto male c'è al mondo, sto parlando di non andare in ufficio, ma di mettersi una tuta da lavoro ed andare ad aiutare, facendo qualsiasi cosa di cui ci sia bisogno.
Solidarietà non è questo? Noi emiliano romagnoli non siamo sempre orgogliosi del nostro modello di società, della nostra coesione sociale, della nostra capacità di pensare agli altri? E quindi? Domani si lavora come niente fosse o si va nella bassa per mettersi a disposizione?? Lo so, non dipende -solo- da me, solo da noi, perchè lavorare significa avere vincoli, impegni, responsabilità da rispettare, ma forse prima di entrare in ufficio dovremmo pensarci un po' di più a cosa sarebbe giusto fare, a quali sono le vere emergenze, alle scadenze davvero improrogabili... e poi se pensate che dare una mano sia importante ma che non si possa rimandare il lavoro, ci sono sempre i week end.