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giovedì 28 aprile 2011

Aumentare la produttività o la felicità?

5 ore di sonno. Sveglia all'alba. 3 ore di treno. 11 ore di lavoro in ufficio (con solo mezz'ora di pausa pranzo).... una povera stagista stravolta?!? E invece no, oggi ho scoperto che nella giornata, finora, più faticosa che ho avuto, la mia produttività sul lavoro è schizzata alle stelle. Ho fatto tutto quello che mi è stato chiesto. L'ho fatto bene. L'ho fatto rispettando le scadenze. E non ho fatto casini. Una giornata da mille punti. Significa forse che bisogna tenere i ritmi alti, tipo il metabolismo?? Significa che era la noia a farmi compiere degli errori? Allora forse potrei fare la pendolare tutti i giorni.. risparmio sull'affitto esorbitante, mi sveglio tutti i giorni alle 5, continuo a vedere amici, famiglia e ragazzo e la mia carriera decollerà. O è solo stato un caso? Magari devo mettermi scientificamente e con tanta pazienza a cercare di replicare l'esperimento, con un sano approccio empirico, per trarre delle conclusioni.
In realtà una mia idea in testa ce l'ho già, senza bisogno del metodo scientifico... Forse oggi sono stata tanto produttiva perchè venivo dalle vacanze di Pasqua e da ben 5 giorni di cazzeggio, cibo, famiglia, casa, amore e cioccolata. Si lavora meglio da rilassati? Io credo di si. Potremmo accorciare la settimana lavorativa, ridurre l'orario di lavoro (vi ricordate le 35 ore in Francia) e magari questo risolleverebbe l'economia italiana. Meglio lavorare tre giorni a settimana ma molto intensamente e in modo molto concentrato, piuttosto che 5 giorni, 40 e passa ore ma sempre svogliati, stanchi, stressati e contando il tempo che manca al venerdì pomeriggio. Oggi ero rilassata e felice, anche riposata, nonostante l'alzataccia, visto che nei giorni precedenti avevo ricaricato le mie pile, e al lavoro sono stata concentrata, attiva e produttiva, e visto che domani è già venerdì, secondo la mia teoria, questa sarà la settimana più laboriosa di tutta la mia passata, presente e futura vita lavorativa! 
Essere felici e riposati al lavoro rende e ripaga il datore di lavoro e l'azienda. Forse è proprio così. D'altronde ci sarà un motivo se le più grandi ed importanti aziende del mondo decidono di coccolare i propri dipendenti con palestre, sale giochi, sale relax sui luoghi di lavoro? Ma forse non è necessario fare come fa google, i cui manager sono incentivati a giocare alla wii al lavoro perchè rilassandosi dovrebbero partorire idee innovative, brillanti e geniali, basta accorciare la settimana lavorativa e moltiplicare il week end. Quanto saremmo tutti più motivati svegliandoci il lunedì per andare al lavoro pensando che il giorno dopo è già weekend??? (e finchè non succederà continuerà ad essere che tutti vogliono lavorare da Google!!). Fra aumentare la produttività ed aumentare la felicità (di chi lavora, e a cascata di tutta la società), io voto per aumentarle entrambe!

sabato 23 aprile 2011

Ansia da prestazione

So che questo blog dovrebbe parlare di lavoro, di stage, dello sfruttamento dei poveri neolaureati e delle prime, tragicomiche, esperienze di noi, giovani del 2011, nel fantomatico "mondo del lavoro", eppure oggi ho voglia di scrivere di altro... tanti anni di esercizi al liceo mi hanno però formata, e continuo ad essere molto brava a trovare i famosi "collegamenti" (quanti punti in più si ottenevano a fare citazioni in latino durante un'interrogazione di letteratura italiana, o a spiegare un passaggio di filosofia durante un compito di greco!), e scommetto quindi che riuscirò a passare da una recensione cinematografica all'argomento del lavoro in poche frasi.

PRONTI?VIA! inizia il gioco e partiamo dal commento al film, uscito nei cinema in questi giorni, HABEMUS PAPAM, di Nanni Moretti, che vi prende parte, come al solito, anche come attore.
Bellissimo film, profondo, leggero ed ironico allo stesso tempo, che pare trattare un tema, solo apparentemente, molto lontano da tutti noi e dalla quotidianità. Roma, giorni nostri. I cardinali di tutto il mondo si riuniscono in conclave per eleggere il nuovo papa, e dopo varie fumate nere, finalmente ne scelgono uno. Sembra tutto normale, tutto scontato come sempre, ed invece, sulla soglia del balcone, dopo essere già stato annunciato dalla storica formula "Nuntio vobis magno gaudio habemus papam", il nuovo Papa ha una crisi di panico e scappa. Lasciando tutto il mondo nell'incertezza sulla sua identità, e causando, di fatto, il sequestro di tutti i cardinali (e del povero Nanni Moretti, psicologo) dentro al Vaticano, poichè fino a che non ci sarà l'annuncio dell'elezione, il conclave non può considerarsi concluso. Il film continua così, in maniera molto delicata e poetica, a descrivere la situazione drammatica di una persona che è stata scelta ma che non si sente all'altezza. Di una persona piena di sensi di colpa, che sa cosa gli altri si aspetterebbero da lui, ma che non riesce a farlo, e per questo soffre, si strugge e non riesce a fare altro che scappare. 
A parte consigliarvi il film, che ha anche alcune battute e trovate molto simpatiche (il torneo di pallavolo dei cardinali, per esempio, o la guardia svizzera che deve muovere le tende nelle camere del Papa, per far credere che lui sia ancora li), con una bella interpretazione di Nanni Moretti e una bella colonna sonora (Mercedes Sosa, Todo Cambia), è arrivato il momento di spiegarvi perchè ho deciso di trattare questo argomento sul mio blog. 
La realtà è che il film mi è piaciuto, mi ha colpito e mi sono immedesimata. Ebbene si, mi sono immedesimata nel Papa, soprattutto nella mia situazione attuale. 
Iniziare un lavoro significa infatti essere sempre sotto pressione ed avere un incarico significa avere delle responsabilità, sia che si tratti di uno stage sia che si tratti di fare il Papa. Certo le responsabilità e le ansie sono commisurate alla situazione, ma poi molto dipende da come uno le sa gestire. E allora io in questo periodo mi sento un po' così, e al lavoro vorrei dimostrare quanto sono brava e quanto hanno fatto bene a scegliermi, e di conseguenza sono sempre un po' ansiosa e con la paura di sbagliare. Ogni tanto mi viene voglia di fuggire, come nel film, e penso a quanto era più rilassante, forse, la mia vita di prima. O forse avevo già imparato a gestire le ansie universitarie da esami e ormai non le sentivo più, mentre ora devo imparare a convivere con altre situazioni. 
Però se io fossi stata in Nanni Moretti, psicologo, avrei detto al Papa che essere ansiosi per le nuove esperienze è normale, anzi significa che si prendono le cose a cuore, e che sbagliare, soprattutto all'inizio, è lecito ed istruttivo, e che bisogna tener duro ed avere fiducia in se stessi. Prima o poi impareremo a gestire anche le nuove situazioni, e a pensare a quanto eravamo sciocchi un tempo a preoccuparci per certe cavolate, e a trovare nuovi motivi di ansia nelle nostre vite. 
O almeno questo è quello che cerco di ripetermi tutte le mattine quando, pensando al lavoro, ho un po' di ansia da prestazione.



lunedì 18 aprile 2011

Trovo lavoro, cambio armadio

Sarà perchè sono donna, ma una delle prime preoccupazioni che mi sono affiorate in testa, una volta ottenuto un lavoro, è stata, e ora che mi metto??? (anzi ad essere precisi questa preoccupazione è comparsa per la prima volta al primo contatto con il mondo del lavoro,fin dai primi colloqui!)
Sembra marginale, ma non è un problema da poco! Intanto bisogna capire qual è il dress code dell'azienda, e per questo ho passato le prime due settimane di lavoro a spiare tutte gli abbinamenti delle colleghe. E dire "vestirsi eleganti" non è sempre un'informazione sufficiente...per esempio, qual è la policy sui jeans??
Bandiere e simbolo della gioventù, must modaiolo e capo d'abbigliamento che può essere abbinato praticamente a tutto, eppure i jeans sono il tabù dell'ufficio. Sarebbero una dichiarazione d'informalità e di casual-style che, ancora, da stagista, non mi sento di fare. Non ho incrociato nessuna collega in jeans, quindi i jeans sono banditi dal mio look (almeno dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19).
Passiamo poi al fantomatico capitolo tailleurs. 
Trovarne uno che mi stia bene, non mi faccia sembrare una hostess e non costi più del mio stipendio?Missione impossibile.
Forse non sono abituata a vedermi con questi completi addosso, forse sono fatta male, o forse è perchè mi ostino a cercarli in improbabili outlet per risparmiare, ma possibile che non ne abbia ancora trovato uno che mi stia bene, in un mese e passa di ricerche? 
Lancio un appello!qualcuno mi aiuti e mi consigli! 
Ho immolato tutti i miei ultimi week end sull'altare dello shopping senza nessun risultato, se non quello di deprimermi e farmi sentire brutta!
E questa estenuante ricerca mi sta così scoraggiando che mi fa passare anche la voglia di fare shopping di piacere, cioè i vestiti che mi piacciono, che mi stanno bene, che vorrei mettere, ma che tanto non avrò più tempo di indossare! 
Tutto questo per stupide convenzioni di forma, che ho sempre detto di disprezzare, e che improvvisamente, pur di fare bella figura, mi sembrano importantissime..
E se dopo tutti questi sforzi e queste spese, il mio contratto non venisse rinnovato?cosa me ne farei di tutti queste orribili giacche con le spalline?

lunedì 11 aprile 2011

Il nostro tempo (sarebbe) è adesso.

Sabato 9 aprile: Roma, Bologna, Firenze, Milano, Torino, ma anche Bruxelles, e chissà dove ancora. 
Il nostro tempo è adesso. (o almeno lo vorremmo). La vita non aspetta.

La prima manifestazione generazionale, non soltanto per i suoi partecipanti, ma anche per il tema per cui è stata indetta: la condizione giovanile in Italia, la precarietà, il futuro inesistente, le scarse possibilità, le prospettive grigie a meno di non trasferirsi. 
Nei giorni prima e dopo la manifestazione abbiamo letto i tanti racconti di laureati brillanti senza un lavoro, o con lavori inadatti alle loro potenzialità e ai loro studi. Vite spezzettate fatte di lavori saltuari e come unica salvezza la rete di protezione della famiglia (ah la mamma è sempre la mamma, anche a 40 anni e con due lauree ed un master..). Storie tutte uguali, ripetitive e per questo ancora più terribili nel loro essere diventate ormai quasi una routine.
Che angoscia. Non tanto per me, o per chi vive queste situazioni, ma per tutto il nostro paese. 
Non vi viene il magone a leggere queste storie? Sono storie che parlano di un paese fallito, che non da sogni, non da speranze, che non permette di realizzarsi. Non vi vergognate a leggere queste storie di frustrazione e di negazione dello studio e del merito?Non vi sentite male a pensare che stiamo parlando del nostro paese? 
io si. io mi sento male, mi vergogno e ho il groppo in gola. 
Per me, per i miei amici, per mio fratello che è ancora più piccolo di me e chissà che mondo si troverà di fronte.
Come è possibile negare così, e soprattutto non fare niente per impedirlo, la realizzazione di un'intera generazione?Una generazione che ha studiato, che rispetto alle precedenti ha, forse, più strumenti, ha più consapevolezze, è più abituata ad essere autonoma, a fare esperienze all'estero, a viaggiare, a imparare le lingue. E come si fa a non capire che questo declino generazionale corrisponde ad un declino del nostro paese? 
Le responsabilità sono tutte degli altri? (dei grandi, del governo, dei nostri genitori...)
o siamo anche noi un po' bamboccioni?Non so. Io credo che la mia generazione abbia gli strumenti, abbia grandi potenzialità e anche grandi consapevolezze, ma forse ci siamo un po' piegati o forse la minaccia di non avere un futuro ci impedisce di lottare fino in fondo, tutti troppo presi a fare il proprio Co.Co.Pro.
Io però mi aspettavo folle oceaniche in piazza sabato, e invece non ci sono state. è anche colpa nostra?
o abbiamo perso la speranza di cambiare il nostro futuro e il nostro paese? e se anche i giovani non hanno più prospettive e non hanno più voglia di lottare per migliorare le cose, chi la cambierà questa nostra povera Italia?

mercoledì 6 aprile 2011

Mal d'ufficio


Quando si parla di sicurezza sul lavoro si pensa sempre ai cantieri e alle tristi notizie che molto spesso, in Italia, ci raccontano di prevenzione non fatta, misure di sicurezza non seguite, morti e feriti evitabili ed assurdi. Ieri ho scoperto però che la sicurezza del lavoro si occupa anche di tante altre cose, dalla diffusione delle misure di sicurezza in caso d'incendio alla prevenzione dei "disturbi da ufficio", che, in confronto alle tragedie che succedono in altri ambiti lavorativi, possono sembrare poca cosa, ma che sono comunque importanti.

Così, grazie alla lezione che ho dovuto fare sulle misure di sicurezza al lavoro, ho scoperto che dovrei avere una scrivania che mi permetta di distendere le braccia, di stare almeno a 40 cm dal monitor del computer, e che la finestra dovrebbe essere piazzata in un posto ben preciso per garantirmi una buona illuminazione. (ovviamente il mio ufficio e la mia scrivania non rispettano nessuno di questi standard, ma in compenso ho un bel supporto ergonomico per il computer!) Inoltre ogni due ore di uso del computer ho diritto a 15 minuti di pausa, in cui mi viene consigliato addirittura di fare stretching! L'ufficio, e soprattutto il computer, può infatti essere dannoso per schiena, postura, articolazioni, circolazione sanguigna, tunnel carpale, cefalee, occhi.
Forse mi sono immedesimata, ma stamattina mi sono svegliata con un piccolo herpes sul labbro...sarà lo stress? sarà il lavoro? sarà il cambio di stagione? sarà la sveglia -odiata- tutte le mattine?
Nel corso della mattinata lavorativa poi il mio occhio ha iniziato a gonfiarsi, a tirarmi e a farmi male. Mi sono guardata e ho visto una simpatica pallina di grasso che si stava formando sotto la palpebra. taaac.
Non ho fatto medicina, era la prima volta che mi succedeva, ma la mia diagnosi è stata sicura: orzaiolo.
L'ho riconosciuto subito. Sarà che alla mia coinquilina era capitato tempo fa, e che io l'avevo amorevolmente assistita, o sarà che ho visto tutte le 7 serie di grey's anatomy, ma ormai nelle autodiagnosi sono bravissima!Sarà stata colpa del fatto che uso il computer 10 ore al giorno, in ufficio, e almeno altre 4 a casa??
Comunque due settimane di lavoro hanno già lasciato notevoli segni su di me.. oltre al fatto che così la mia vita sociale declinante è veramente senza speranza.. (labbro e occhio gonfio contemporaneamente, neanche un trucco riuscirà a restaurarmi!)
Ora aspetto solo il classico raffreddore da condizionatore e poi ho già collezionato una tipica serie di malanni da ufficio. Ci sarà un'assicurazione?

lunedì 4 aprile 2011

Week end da lavoratori


Il mio primo vero week end da lavoratrice è appena passato. 
Dopo aver superato traslochi, shopping forsennato e poco soddisfacente di camicie-giacche-tailleurs (cioè come trasformare in due giorni un armadio da studentessa in un armadio da lavoratrice) e svariate feste di laurea, ho avuto un week end abbastanza libero, cosa che mi ha fatto riflettere su alcune differenze.
Sarà stato perchè c'erano 25 gradi ed un sole quasi estivo, ma questo week end è stato proprio piacevole.
Fra i pro e i contro da mettere sulla bilancia di questa mia nuova condizione di vita, dunque, ci sono anche i week end. Ho assaporato (come ho sempre immaginato sarebbe stato) un week end di completa libertà. Totale e meritato fancazzismo. Mentale e fisico. Niente da studiare, nessuna ansia per esami imminenti, nessun capitolo di nessuna tesi da scrivere, nulla da consegnare. Due giorni di totale e completo riposo. Giustificato e meritato. Nessun senso di colpa per qualcosa che avrei dovuto fare. Vacanza. Ferie. Week end. Esattamente quello che dovrebbe essere, ma che da studenti non è mai. Certo anche da studenti si cazzeggia, ma si ha sempre quella sensazione un po' ansiolitica del tempo che manca al prossimo esame, alla prossima scadenza. Si sa sempre che si sta trascurando qualcosa. Invece da lavoratori, il riposo nel week end è un diritto e un dovere, è normale, previsto e benvisto da tutti.
Insomma fra tutti i più e i meno che sto assegnando in questo momento, il week end da lavoratore è decisamente un più.