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lunedì 19 settembre 2011

Posso avere il pacchetto completo?

Si dice sempre che è difficile conciliare i tempi di lavoro e i tempi della vita privata, soprattutto per le donne. Pensavo che fosse vero, ma che fosse un problema prevalentemente di mamme e mogli, e invece mi rendo sempre più conto di quanto sia vero anche in altre età, e inizio a chiedermi come farò quando avrò una casa mia o una famiglia, se già adesso mi sembra di avere poche ore a disposizione.
In questo ultimo periodo ho riempito il mio monte-ore giornaliero con lavoro, nuovo, e impegni politici o legati al consiglio comunale, lavoro/volontariato nelle cucine della Festa dell'unità, che è stata come un secondo lavoro per più di tre settimane e quel minimo di impegni sociali necessari per non farsi rinnegare da amici e ragazzo. 
E dire che a Roma mi lamentavo di avere una vita legata solo al lavoro, senza nessun altro impegno o hobby! E dire che sono tornata a Bologna sostenendo che non avrei avuto problemi a lavorare 10 ore al giorno, un po' perchè ci ero abituata, un po' perchè pensavo che qua sarebbe stato più facile, nonostante gli orari duri in ufficio, continuare a mantenere i miei impegni, le mie passioni e la mia vita sociale. Bè ed in effetti credo che ci riuscirò, ma non mi rimarrà neanche un minuto libero!
E allora inizio ad interrogarmi...se dovessi anche fare la spesa, lavare, cucinare e stirare, anche solo per me, se vivessi sola, come farei? Sarei costretta a passare i miei week end fra lavatrici e stendini o dovrei per forza rinunciare a qualcosa? E' possibile avere il pacchetto completo lavoro+altre attività+vita sociale+famiglia, o come nelle offerte di Sky si deve rinunciare almeno a qualche canale?
In altre parole, come fanno le donne a fare tutto? Questo è un fenomeno che la scienza non è ancora riuscita a spiegare, eppure va avanti da secoli, e tutti ci si interrogano.

L'ultima riflessione sul tema viene dal film "Ma come fa a fare tutto?", commedia brillante con un'inusuale (per noi ragazze abituate a vederla single modaiola in Sex and the City) Sarah Jessica Parker mamma manager. Il trailer sembra divertente. E visto che non è la prima volta che in questo blog mi cimento con delle recensioni ( http://bloginfuga.blogspot.com/2011/04/ansia-da-prestazione.html ), prometto che al più presto arriverà anche questa...sempre che riesca a trovare una sera in cui farmi portare al cinema!

venerdì 9 settembre 2011

Dimettersi è dura..

L'avevo già annunciato prima delle ferie, ho trovato un nuovo lavoro e ho dato le dimissioni, ma non pensavo che dare le dimissioni sarebbe stata una prova così difficile, quasi più complicato che superare i mille livelli di test e colloqui per essere assunti.
Ma perchè dimettersi è stato così difficile? Non è stato solamente il fatto che avevo un po' timore di dare la comunicazione al mio capo, persona che stimo e con cui mi sono trovata bene, né ai colleghi, con cui ho legato fin da subito. E non è stato neanche il fatto che avevo paura di essere considerata una "traditrice" dal resto del gruppo per questo prematuro abbandono. No, tutti sono stati comprensivi e felici per me, un po' tristi per la mia partenza, ma tutti hanno capito le mie motivazioni. 
Non è stato il dilemma etico-morale con cui i miei amici mi hanno un po' preso in giro durante queste ferie "ma come, con la crisi che c'è, con i disoccupati che aumentano, con molti di noi che stanno facendo fatica a trovare lavoro, tu ti licenzi????", anche se in effetti ho un po' pensato anche a questo. 
La cosa più difficile è stato proprio capire come darle, le dimissioni, letteralmente, cioè in che tempi, con che mezzi, rispettando quali scadenze ecc ecc. E, nonostante studi ed approfondimenti su internet, nonostante i consigli del capo, nonostante la consulenza di un amico che si occupa di questo, nonostante io abbia letto almeno 5 volte il mio contratto, ho comunque sbagliato la modalità di trasmissione delle dimissioni, e ieri, un giorno prima della cessazione del mio rapporto di lavoro, mi hanno telefonato dall'ufficio risorse umane. 
Io credevo avessero bisogno di accordarsi per lo svolgimento delle attività di fine rapporto e invece mi hanno gelata "Buonasera, a noi non risulta che lei abbia dato le dimissioni". Il tutto detto con un orrido accento milanese e con un tono veramente sgodevole. Panico. Terrore. Scoraggiamento. Ma sarà possibile che a 25 non sono neanche in grado di dimettermi per bene??? Possibile che questi perfezionisti delle multinazionali abbiano sempre da ridire su tutto, anche su come ci si dimette? 
Per farla breve avevo mandato la raccomandata con la lettera di dimissioni, l'avevo mandata nei tempi giusti, era stata ricevuta, eppure l'ufficio centrale di Milano non ne sapeva nulla.
Errore mio che avrei dovuto mandarla anche là?
Errore dei romani che non l'hanno inoltrata ai colleghi milanesi? Ancora non l'ho capito.
E così fino a stamattina ho temuto che ci sarebbero stati problemi, che mi avrebbero incatenata in ufficio e che non avrei potuto iniziare il nuovo lavoro lunedì. 
E invece alla fine ce l'ho fatta. Ho riconsegnato il pc, ho salutato tutti, ho mandato le ultime mail e archiviato tutto il mio materiale, ho fatto le valigie e ho preso un treno, spero l'ultimo per un bel po'.
E' stata dura ma sono anche riuscita a dimettermi, ed ho imparato la lezione: la lettera di dimissioni è sempre meglio consegnarla a mano, e dimettersi durante il periodo di prova, senza obbligo di preavviso, è molto più facile!!!

mercoledì 7 settembre 2011

giovedì 1 settembre 2011

Voglio il mio riscatto!

Si avete letto bene: voglio il mio riscatto, ma non sono entrata a far parte dell'anonima sarda...vorrei solo la possibilità di riscattare, pagando, i miei anni di studio a fini pensionistici.
Forse non tutti i ragazzi giovani ci pensano per tempo, forse la pensione non è un argomento di conversazione per ventenni e sicuramente passerà ancora molto, troppo, tempo prima che la prospettiva della pensione sia reale per qualcuno della mia generazione. Tutto questo è vero, ed è anche vero che i ventenni e i trentenni di oggi hanno ben altri problemi ora, in primis trovare un modo per iniziare a lavorare, non per ritirarsi dal mondo del lavoro. 
E' ovvio quindi che le pensioni e la loro riforma non sia il primo pensiero della lista dei giovani. Eppure forse dovremmo pensarci un po' di più, o almeno stare attenti, e molto, a cosa sta accadendo in Italia in questo periodo, perchè non ci stanno rubando solo il futuro, la possibilità di realizzare i nostri sogni, di coronare le nostre ambizioni lavorative, di costruirci una casa ed una famiglia, ma ci stanno anche togliendo la possibilità di avere una vecchiaia serena e tranquilla.
E forse, ancora più grave, stanno attaccando ancora una volta chi ha studiato, chi ha fatto sacrifici per frequentare l'università, chi ha lavorato sodo, chi ha stretto i denti pensando che quello sforzo sarebbe stato ripagato, chi ha creduto di potersi costruire un avvenire brillante con le proprie capacità e con le proprie ore di studio. Ragazzi, era tutta una bufala, studiare è inutile e dispendioso, e quando arriverete a 60 anni continuerete a pentirvene perchè chi ha iniziato a lavorare a 18 anni sarà, forse, un po' più ignorante di voi, ma sicuramente avrà una pensione più alta e potrà anche smettere di lavorare prima. 
Il riscatto è, o meglio era, questo, un incentivo allo studio - non ti preoccupare hai studiato 5 anni in più di alcuni tuoi coetanei, ma noi quegli anni te li riconosciamo lo stesso, se versi un po' di contributi - e anche e soprattutto il riconoscimento del fatto che studiare fosse un lavoro socialmente utile. Studiando e formandosi si fa bene allo Stato e ai cittadini, quindi perchè lo Stato dovrebbe penalizzare chi studia?
Perchè lo Stato non riconosce che per un medico, un ingegnere, un economista, un avvocato, e si anche per un politologo, per un umanista, per uno storico, studiare è un lavoro che dà poi benefici a tutta la collettività? Ufficialmente anche questo governo sostiene che la cultura e la formazione siano importanti, non soltanto per il valore intrinseco che hanno, ma anche per l'economia e lo sviluppo del paese, eppure continuano a disincentivare chi studia, e soprattutto a non dare dignità né valore agli studi.
Sei una ragazza e hai studiato? sei molto ingenua mia cara, potevi puntare tutto sul tuo aspetto fisico, se sei abbastanza carina, o perlomeno cercare di accalappiare un ricco evasore fiscale, avresti vissuto molto meglio, anche senza conoscere Socrate, né Omero, né Virgilio, né Dante, né il diritto comunitario, né i sistemi elettorali, né la storia delle relazioni internazionali, né perché questo povero paese per crescere avrebbe bisogno di puntare sull'ingresso delle donne nel mondo del lavoro.
E per fortuna che da piccola non ho mai giocato molto al dottore, se avessi avuto la malaugurata idea di iscrivermi a Medicina, ora avrei perso 10 anni a studiare, e non soltanto 5. 

A proposito di questo, ecco cosa ne pensa Ilvo Diamanti, sulla Repubblica di oggi

"... la cultura rende liberi, critici e consapevoli. Ma oggi non conviene. Si tratta di vizi insopportabili. Cari ragazzi, ascoltatemi: meglio furbi che colti!..."

O per dirla con uno slogan dello scorso autunno di protesta nel mondo universitario, ci vogliono stupidi e sudditi, noi saremo intelligenti e ribelli. Forza ragazzi, continuiamo a studiare!
E nel frattempo....