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martedì 28 agosto 2012

Prima o poi le ferie finiscono

Oggi 28 agosto inizio a pensare che le mie ferie siano sul serio agli sgoccioli. 
Tornata dal Salento ho infatti deciso che era troppo presto per arrendersi alla routine bolognese e mi sono spostata verso nord, per completare il "tour dell'Adriatico", litorale che in effetti quest'anno ho percorso da Trieste a Leuca.
Una piccola fuga per posticipare, soprattutto mentalmente, la fine di questa estate 2012, fuga che mi ha permesso prima di scoprire una Trieste un po' californiana (sole, mare, tuffi, un lido invaso di rasta, bonghi, cocktail in caraffe e altre amenità) ma comunque ventosa e poi di fare un po' la radical chic alla biennale di architettura di Venezia. Come ogni fuga, anche questa II tappa adriatica è finita. 
Ho ancora gli ultimi giorni di ferie davanti a me, ma la mia mente ormai si è arresa e sta pian piano rientrando nella modalità lavoro e vita quotidiana. Oltretutto, come capita sempre, pensando di avere davanti ben un mese di ferie, mi ritrovo ad essermi lasciata indietro un sacco di commissioni, impegni e pure compiti a casa (cioè un po' di cose di lavoro da finire prima del rientro in ufficio) che ho rimandato finora e su cui mi devo assolutamente concentrare. Ma in fondo è normale così, con i compiti delle vacanze ci si riduce sempre all'ultimo, non è una novità!
E quindi come dice la canzone "l'estate sta finendo e un anno se ne va" (e in effetti potrei anche citare il seguito..sto diventando grande, lo sai che non mi va)...


Al rientro dalle ferie troveremo l'ufficio come l'avevamo lasciato? In questi ultimi giorni di ferie il mio grande interrogativo è questo. Ovviamente non sono preoccupata di non ritrovare la mia scrivania e le mie carte (in realtà un po' si...e chi conosce la mia mania-ossessione per la cartoleria lo capirà!) ma di non ritrovare quello spirito e quell'intesa che si era creata con i colleghi in luglio. E mi chiedo se il clima così informale è piacevole delle ultime settimane fosse dovuto all'estate imminente e alla stanchezza e voglia di staccare di tutti o piuttosto ad una reale evoluzione dei rapporti.
In fondo ormai lavoro a stretto contatto con le stesse persone 40 ore a settimana (ehm no scherzavo, sono sicuramente di più..) da poco meno di un anno, e con tutte mi trovo molto bene, ci sta che si crei un bel gruppo anche extralavorativo, no?
Nel mese di luglio, per esempio, abbiamo organizzato un aperitivo con i miei colleghi "junior", una cena di area, un aperitivo+cena di gruppo di lavoro, oltretutto al mare, la serata aziendale, le partite degli europei viste insieme, qualche puntatina a vicolo bolognetti in cui incontravo sempre più colleghi che alla macchinetta del caffè in ufficio... Lo spirito sarà ancora quello? Era solo un fuoco fatuo? Lo stress del ritorno vanificherà questo bel clima?
Oltretutto settembre sarà un mese durissimo, in ufficio ce lo siamo detto un sacco di volte, e nelle ultime settimane pre-ferie era diventato un po' un mantra... cercavamo di tirare avanti e fare gli ultimi sforzi, pregustando il mese di stop e dicendoci che era fondamentale ricaricare per bene le pile in attesa di un rientro che si preannunciava molto impegnativo. 

E infine ora mi chiedo, tutte queste mie riflessioni su quello che mi aspetterà fra alcuni giorni, non saranno solo una scusa per posticipare ancora un po' compiti a casa e commissioni varie????  

giovedì 23 agosto 2012

Ricaricare il corpo o la mente?


Le ferie servono principalmente a riposarsi e a ricaricare le batterie per un nuovo ed intenso anno. Detta così siamo tutti d'accordo, ma cosa vuol dire per voi riposarsi? Di cosa avete bisogno per ricaricare le vostre batterie interiori? Le ferie sono un'occasione di svacco totale o un momento di iperattività? 
In altre parole in ferie ricaricate le batterie del corpo o della mente?
Le risposte a queste domande dipendono principalmente da due scuole di pensiero, da cui discendono due tipologie di ferie: quelle hotel-pensione completa-mare/montagna-lunghe dormite-svacco totale e quelle kilometri-strade macinate-città visitate-uscite-poche ore di sonno... la scelta dipende da voi e da cosa vi serve per staccare.
In fondo c'è chi si rilassa dormendo praticamente per terra, insieme agli insetti, svegliati dal caldo e dall'afa che si sviluppa sotto una tenda e cucinando in modo precario su un fornellino che impiega circa 45 minuti a far bollire un po' d'acqua per cuocere la pasta. Ebbene si, lo confesso, quest'anno mi sono rilassata in campeggio anche io - notare che ho scritto rilassata e non riposata!
1867 km percorsi in 10 giorni (secondo l'itinerario calcolato da google maps), 5 regioni attraversate (più una cena transfrontaliera nel Lazio), due montaggi di tenda ed una notte su un divano letto, tante spiagge visitate e decine e decine di tuffi, kili di taralli mangiati (non contiamo le bottiglie di Primitivo aperte e bevute), un unico cd ascoltato in macchina a ripetizione, tante nuove conoscenze, concerti, feste e taranta ad ogni sera, risvegli in una tenda trasformata in una serra ogni mattina, svariati assalti di formiche, scottature, arrossamenti e conseguenti spalmature di crema idratante, poche ore di sonno dormite... eppure siamo tornate a casa -quasi- fresche come due rose.
Abbiamo ricaricato le pile, staccato un po' dai casini di tutti i giorni e forse ora abbiamo la carica necessaria per affrontarne di nuovi. E come noi tantissime altre persone fanno vacanze un po' "scomode" o all'avventura, sacrificando comfort e comodità in favore di viaggi esotici o particolari, turismo o volontariato, rischiando però di affaticare il fisico.
Questa scelta dipende dalla nostra età? In fondo siamo giovani, il fisico dovrebbe reggere... concentriamoci sul divertimento finchè si può. 
Eppure non è sempre così. Conosco diciottenni che passano le proprie ferie e 100 km scarsi da casa propria in alberghi con pensione completa, senza mai cambiare spiaggia (e neanche ombrellone!) perchè giustamente vogliono solo riposarsi. E allo stesso modo conosco adulti che durante l'estate abbandonano tutto per dedicarsi a viaggi a piedi, in bicicletta, campi-avventura e carboni ardenti.
Quindi da cosa dipende questa scelta? Da cosa si fa durante l'anno normalmente? Dal proprio carattere e dalla propria indole? O dipende dalla compagnia con cui si va e dal budget di cui si dispone? o dipende tutto dal caso e non esiste nessuna teoria della serie "dimmi che ferie fai e ti dirò chi sei"?!?
Personalmente non so. Quest'anno è andata così, ma la mia grande pigrizia non mi impedirebbe di fare vacanze iper statiche e dedicate solo al sonno e al cibo. 
Forse in realtà la scelta migliore - ma non sempre possibile - è proprio quella di fare entrambi i tipi di vacanza. E allora si, so che alcuni mi odieranno, ma in realtà le mie ferie non sono ancora finite. Quindi farò proprio così... sono appena tornata dalle mie ferie rilassata e carica, ma con tantissimo sonno arretrato, e penso che userò quest'altra settimana in cui non lavoro come riposo per riprendermi dalle ferie... in fondo non sono più neanche così giovane, devo iniziare ad avere cura anche del mio fisico un po' acciaccato!

sabato 11 agosto 2012

C'è un medico in sala???

Estate, è caldo e fuori di casa si boccheggia e non si respira. Un'ottima occasione per fare un po' di ordine fra le proprie carte o, ancora più difficile, fra i propri file. E così aprendo vecchi documenti fatti qualche anno fa ho iniziato a riflettere su quanto il mio stile, il mio metodo, la mia impostazione sia cambiata da quando lavoro. E ho quindi iniziato a pensare a quanto dice di noi il nostro lavoro, a quanto ci descrive e ci condiziona nella vita anche extra-lavorativa.
Da quando lavoro ho cambiato stile, sarà che uso tanto il computer, ma dal mio pc è piuttosto evidente, da come archivio i miei file, fino alla formattazione che uso (e soprattutto dal fatto che formatto qualsiasi cosa, anche una lista della spesa!) Ma è così per tutte le professioni?
Certo per alcuni è praticamente obbligatorio comportarsi in ogni istante della propria vita come se si stesse lavorando, un medico sarà sempre un medico, anche quando è in ferie... e da qui la famosa frase dei film "c'è un medico in sala????". 
Ma per gli altri è sempre così? Chi è che non si cala così tanto nel proprio lavoro da farsene condizionare anche nella vita privata? Un elettricista non avrà sempre un occhio di riguardo per tutte le lampade di tutte le stanze in cui entra? Un motociclista non andrà in moto anche nel tempo libero? Un consulente che usa computer e excel dalla mattina alla sera, non userà questi strumenti anche per decidere cosa mettere in valigia? (si lo sto facendo davvero !!! )
E quindi sarà mica per questo che si dice che il lavoro nobilita l'uomo? Perchè ci definisce e ci dice in ogni momento chi siamo?

domenica 5 agosto 2012

Non rimandare a domani quello che potresti fare oggi

La saggezza popolare ce lo insegna, e ci spiega che bisogna essere formichine coscienziose e lavoratrici e non cicale allegrotte e poco lungimiranti: se c'è da lavorare c'è da farlo subito, senza posticipare che il domani non si sa cosa ci porti. 
Libera, la mia maestra di matematica delle elementari aveva un proverbio per ogni domanda e quando, un po' svogliati, chiedevamo di giocare, di saltare per un solo pomeriggio compiti e lezioni (le ragioni erano tutte le volte razionali e ragionevolissime per noi... è quasi Natale, è caldo, abbiamo lavorato troppo la mattina, siamo in pochi, siamo in anticipo sul programma, siamo più bravi di quelli di 2°A, ecc ecc) lei ci rispondeva, sempre, che non bisogna mai rimandare a domani quello che si può fare oggi. 
Un inno alla produttività, praticamente.
Dopo che questo primo tarlo era stato ben inculcato nella mia giovane e fresca testa di bambina, al liceo ho continuato a vivere secondo questa filosofia... Liceo Classico, sezione impegnativa, ambiente competitivo e stimolante... risultato: tanti pomeriggi passati a studiare e a fare versioni, secondo la logica del "mettersi avanti". Accumulare troppe interrogazioni e compiti era un attimo, l'unica salvezza era cercare di gestire tutto, come tante formichine a testa bassa.
Sarà per questo che sono tanto produttiva anche al lavoro? Questi miei "traumi infantili" mi spingono inesorabilmente a lavorare e lavorare e lavorare manco fossi una calvinista?
Eppure non c'è stakanovismo che tenga all'estate, al sole e al caldo (sarà perchè i miei trascorsi scolastici mi hanno allenata a lavorare solo fino a metà giugno?!?)..
E così l'ultimo mese di lavoro è stato un lento avvicinamento alle ferie, fatto di lamentazioni e sbuffi, di conti alla rovescia ed aperitivi aziendali di saluti, fino all'ultimo venerdì: saluti e baci e pc spento per il prossimo mese (più o meno).
In questa fretta di arrivare alle vacanze quanto è stato posticipato e rimandato a settembre? Al di là dei lavori operativi e concreti (GIURO ho finito tutto!!!!), quanti problemi non sono stati mentalmente affrontati, ma sono stati chiusi per un po' in un cassettino? La mia impressione è che un po' sia normale... abbiamo messo tutto in stand by e poi a settembre vedremo come uscirne, in fondo non siamo mica robot! 
Tutto giusto e tutto condivisibile, ma ora davanti a me ci sono 30 giorni di riposo e cazzeggio ed io inizio già a tremare all'idea della fine della ferie e di quello che mi aspetterà a settembre... in fondo l'altra cosa che la maestra Libera ci diceva sempre era che tutti i nodi vengono al pettine!