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martedì 10 maggio 2011

Fra la noia e il superlavoro...c'è lo stage

Gli stage - e forse anche i lavori- sono di due tipi. 
Il primo tipo potrebbe essere definito stage inutile, cioè uno stage in cui la cosa più eccitante e formativa che si fa è un po' di fotocopie, magari in formati particolari. Questi tipi di stage sono praticamente sempre non retribuiti ed organizzati dalle Università, cioè servono solo a perdere tempo e a guadagnare un po' di crediti. Al massimo possono essere inseriti nel curriculum, sperando che facciano un po' mostra di sé, ma ci si deve poi inventare da zero le mansioni svolte e le cose imparate. La cosa più difficile di questi stage è far passare il tempo. Facebook, sempre che non sia bloccato nei computer del lavoro, è il miglior amico dello stagista annoiato, che in alcuni momenti preferirebbe essere sfruttato come cameriere-portaborse-tutto fare, e rendersi un po' utile, piuttosto che essere considerato come un soprammobile, che si è deciso di mettersi in ufficio solo per mantenere buoni rapporti con l'Università. Io ho provato questo tipo di stage, e per fortuna c'era il bar aziendale ed un po' di altri colleghi stagisti con cui prendere decine e decine di caffè al giorno. Questo stage non mi è servito assolutamente a nulla, ma dovevo farlo per forza, ed era davvero frustrante passare le giornate su internet e alla disperata ricerca di passatempi, soprattutto perchè avrebbe potuto davvero essere una bella occasione, ed io ero motivata, entusiasta e felice di darmi da fare. Sono stata una risorsa sprecata.
All'altro estremo c'è l'altra tipologia di stage, che può essere definito stage schiavitù, riconoscibile dal fatto che i poveri stagisti non alzano un minuto gli occhi dai computer e che fanno orari di lavoro da sfruttamento. Anche questo tipo di stage ha i suoi pregi e i suoi difetti, infatti, se da un lato la fatica è enorme, almeno, lavorare così tanto, inevitabilmente porta ad imparare, con la speranza di avere un rinnovo di contratto, o di diventare un po' più "appetibili" sul mercato del lavoro. Eppure anche l'ansia di non essere all'altezza, di avere troppe responsabilità fin dall'inizio, la paura continua di sbagliare può rendere uno stage interessante molto stressante.
Come al solito la nostra generazione è costretta da un estremo all'altro, non ha mezze misure, nè sfumature e vie di mezzo, e si dibatte impotente fra noia e schiavitù. 
Voi che preferireste?

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