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lunedì 11 aprile 2011

Il nostro tempo (sarebbe) è adesso.

Sabato 9 aprile: Roma, Bologna, Firenze, Milano, Torino, ma anche Bruxelles, e chissà dove ancora. 
Il nostro tempo è adesso. (o almeno lo vorremmo). La vita non aspetta.

La prima manifestazione generazionale, non soltanto per i suoi partecipanti, ma anche per il tema per cui è stata indetta: la condizione giovanile in Italia, la precarietà, il futuro inesistente, le scarse possibilità, le prospettive grigie a meno di non trasferirsi. 
Nei giorni prima e dopo la manifestazione abbiamo letto i tanti racconti di laureati brillanti senza un lavoro, o con lavori inadatti alle loro potenzialità e ai loro studi. Vite spezzettate fatte di lavori saltuari e come unica salvezza la rete di protezione della famiglia (ah la mamma è sempre la mamma, anche a 40 anni e con due lauree ed un master..). Storie tutte uguali, ripetitive e per questo ancora più terribili nel loro essere diventate ormai quasi una routine.
Che angoscia. Non tanto per me, o per chi vive queste situazioni, ma per tutto il nostro paese. 
Non vi viene il magone a leggere queste storie? Sono storie che parlano di un paese fallito, che non da sogni, non da speranze, che non permette di realizzarsi. Non vi vergognate a leggere queste storie di frustrazione e di negazione dello studio e del merito?Non vi sentite male a pensare che stiamo parlando del nostro paese? 
io si. io mi sento male, mi vergogno e ho il groppo in gola. 
Per me, per i miei amici, per mio fratello che è ancora più piccolo di me e chissà che mondo si troverà di fronte.
Come è possibile negare così, e soprattutto non fare niente per impedirlo, la realizzazione di un'intera generazione?Una generazione che ha studiato, che rispetto alle precedenti ha, forse, più strumenti, ha più consapevolezze, è più abituata ad essere autonoma, a fare esperienze all'estero, a viaggiare, a imparare le lingue. E come si fa a non capire che questo declino generazionale corrisponde ad un declino del nostro paese? 
Le responsabilità sono tutte degli altri? (dei grandi, del governo, dei nostri genitori...)
o siamo anche noi un po' bamboccioni?Non so. Io credo che la mia generazione abbia gli strumenti, abbia grandi potenzialità e anche grandi consapevolezze, ma forse ci siamo un po' piegati o forse la minaccia di non avere un futuro ci impedisce di lottare fino in fondo, tutti troppo presi a fare il proprio Co.Co.Pro.
Io però mi aspettavo folle oceaniche in piazza sabato, e invece non ci sono state. è anche colpa nostra?
o abbiamo perso la speranza di cambiare il nostro futuro e il nostro paese? e se anche i giovani non hanno più prospettive e non hanno più voglia di lottare per migliorare le cose, chi la cambierà questa nostra povera Italia?

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