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giovedì 1 settembre 2011

Voglio il mio riscatto!

Si avete letto bene: voglio il mio riscatto, ma non sono entrata a far parte dell'anonima sarda...vorrei solo la possibilità di riscattare, pagando, i miei anni di studio a fini pensionistici.
Forse non tutti i ragazzi giovani ci pensano per tempo, forse la pensione non è un argomento di conversazione per ventenni e sicuramente passerà ancora molto, troppo, tempo prima che la prospettiva della pensione sia reale per qualcuno della mia generazione. Tutto questo è vero, ed è anche vero che i ventenni e i trentenni di oggi hanno ben altri problemi ora, in primis trovare un modo per iniziare a lavorare, non per ritirarsi dal mondo del lavoro. 
E' ovvio quindi che le pensioni e la loro riforma non sia il primo pensiero della lista dei giovani. Eppure forse dovremmo pensarci un po' di più, o almeno stare attenti, e molto, a cosa sta accadendo in Italia in questo periodo, perchè non ci stanno rubando solo il futuro, la possibilità di realizzare i nostri sogni, di coronare le nostre ambizioni lavorative, di costruirci una casa ed una famiglia, ma ci stanno anche togliendo la possibilità di avere una vecchiaia serena e tranquilla.
E forse, ancora più grave, stanno attaccando ancora una volta chi ha studiato, chi ha fatto sacrifici per frequentare l'università, chi ha lavorato sodo, chi ha stretto i denti pensando che quello sforzo sarebbe stato ripagato, chi ha creduto di potersi costruire un avvenire brillante con le proprie capacità e con le proprie ore di studio. Ragazzi, era tutta una bufala, studiare è inutile e dispendioso, e quando arriverete a 60 anni continuerete a pentirvene perchè chi ha iniziato a lavorare a 18 anni sarà, forse, un po' più ignorante di voi, ma sicuramente avrà una pensione più alta e potrà anche smettere di lavorare prima. 
Il riscatto è, o meglio era, questo, un incentivo allo studio - non ti preoccupare hai studiato 5 anni in più di alcuni tuoi coetanei, ma noi quegli anni te li riconosciamo lo stesso, se versi un po' di contributi - e anche e soprattutto il riconoscimento del fatto che studiare fosse un lavoro socialmente utile. Studiando e formandosi si fa bene allo Stato e ai cittadini, quindi perchè lo Stato dovrebbe penalizzare chi studia?
Perchè lo Stato non riconosce che per un medico, un ingegnere, un economista, un avvocato, e si anche per un politologo, per un umanista, per uno storico, studiare è un lavoro che dà poi benefici a tutta la collettività? Ufficialmente anche questo governo sostiene che la cultura e la formazione siano importanti, non soltanto per il valore intrinseco che hanno, ma anche per l'economia e lo sviluppo del paese, eppure continuano a disincentivare chi studia, e soprattutto a non dare dignità né valore agli studi.
Sei una ragazza e hai studiato? sei molto ingenua mia cara, potevi puntare tutto sul tuo aspetto fisico, se sei abbastanza carina, o perlomeno cercare di accalappiare un ricco evasore fiscale, avresti vissuto molto meglio, anche senza conoscere Socrate, né Omero, né Virgilio, né Dante, né il diritto comunitario, né i sistemi elettorali, né la storia delle relazioni internazionali, né perché questo povero paese per crescere avrebbe bisogno di puntare sull'ingresso delle donne nel mondo del lavoro.
E per fortuna che da piccola non ho mai giocato molto al dottore, se avessi avuto la malaugurata idea di iscrivermi a Medicina, ora avrei perso 10 anni a studiare, e non soltanto 5. 

A proposito di questo, ecco cosa ne pensa Ilvo Diamanti, sulla Repubblica di oggi

"... la cultura rende liberi, critici e consapevoli. Ma oggi non conviene. Si tratta di vizi insopportabili. Cari ragazzi, ascoltatemi: meglio furbi che colti!..."

O per dirla con uno slogan dello scorso autunno di protesta nel mondo universitario, ci vogliono stupidi e sudditi, noi saremo intelligenti e ribelli. Forza ragazzi, continuiamo a studiare!
E nel frattempo....


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